Meno reati, ma gli imprenditori toscani si sentono più insicuri

21/11/2018

Presentata in occasione della giornata nazionale "Legalità mi piace" l’indagine Confcommercio sulla percezione della criminalità fra gli operatori di commercio, turismo e servizi. Quelli toscani si sentono più esposti ai danni della criminalità. Abusivismo, furti, contraffazione e rapine i crimini più percepiti. Frequenti i taccheggi. Ma nella regione si fanno sentire anche problemi legati ad usura ed estorsione.

Calano i reati, sulla carta, ma gli imprenditori toscani del terziario si sentono sempre più insicuri nelle loro attività ed esposti ai danni della criminalità. Abusivismo, furti, contraffazione e rapine i crimini più percepiti. Ma nella regione si fanno sentire anche problemi legati ad usura ed estorsione. È quanto emerge dall’indagine annuale realizzata da Confcommercio con il supporto di GFK Italia e presentata a Roma il 21 novembre scorso in occasione dell’iniziativa “Legalità mi piace”.

Secondo l’indagine, in Toscana la percezione del peggioramento del livello di sicurezza risulta significativamente superiore alla media nazionale: il 36% degli operatori toscani si sente meno sicuro rispetto al passato, mentre il dato nazionale è fermo al 26%.

Eppure, l’esperienza con la criminalità in Toscana è leggermente inferiore alla media nazionale: meno di un imprenditore su cinque (il 19%, contro il 23% del dato nazionale) ha avuto a che fare direttamente o indirettamente con un episodio criminoso. Per la maggior parte dei casi (41%) si trattava di taccheggio.

Circa otto su dieci (79%, contro l’82% della media italiana) hanno adottato almeno una misura per tutelare la sicurezza nella propria impresa: l’uso di telecamere/impianti di allarme è un po’ più basso rispetto alla media nazionale (40% contro il 53% della media italiana), mentre sono superiori le quote di chi si avvale di vigilanza privata (33% contro il 27% nazionale), fa richieste informali di protezione alla polizia e si rivolge alle associazioni di categoria per un confronto. Tra gli altri sistemi di protezione, figurano le polizze assicurative e le vetrine corazzate.

La maggior parte degli operatori toscani, purtroppo, crede poco all’efficacia delle leggi di contrasto al crimine: l’87% (in linea con l’89% della media nazionale) le ritiene per nulla o poco valide. A mancare è soprattutto la certezza della pena, che si vorrebbe invece, oltre che certa, anche più aspra (per l’80%% degli intervistati toscani, rispetto al 92% nazionale). I toscani vorrebbero poi un maggior presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine e, in qualche caso, una maggiore collaborazione.

Ma la criminalità non è l’unica cosa che minaccia stabilità e sviluppo. All’ultima domanda del questionario, su quali siano i problemi più gravi che affliggono il nostro Paese, gli imprenditori toscani hanno risposto in linea con gli altri colleghi italiani: eccessivo prelievo fiscale, l’alto livello di burocrazia, la criminalità, la mancanza di lavoro, l’evasione fiscale. Sale però leggermente la quota di chi punta il dito anche contro l’immigrazione (35% contro il 29% italiano).

 

GIORNATA NAZIONALE DI CONFCOMMERCIO

Scheda quadro sull’illegalità

Confcommercio ha organizzato il 21 novembre scorso, come sempre da 6 anni, la Giornata di mobilitazione nazionale “Legalità, mi piace!” per analizzare e denunciare l’entità e le conseguenze dei fenomeni criminali sull’economia reale e sulle imprese.

I fenomeni illegali - contraffazione, abusivismo, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio - incidono sul corretto funzionamento del mercato in quanto falsano il gioco della concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti. Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico-sociale in quanto determinano la chiusura di imprese oneste e la perdita di posti di lavoro, colpiscono la tutela dei consumatori, la sanità e la sicurezza pubblica, causano un danno d’immagine all’intero paese.

Più specificamente, tali fenomeni determinano:

  • un danno economico per le imprese in termini di mancate vendite, riduzione del fatturato, perdita di immagine e di credibilità, abbassamento degli standard qualitativi, etc. Queste, infatti, si vedono usurpare una notevole fetta di mercato a causa del regime di concorrenza sleale generato dai prezzi ridotti dei prodotti contraffatti e/o piratati o dei servizi offerti dai circuiti abusivi di vendita o di esercizio delle professioni;
  • un danno al mercato consistente nell’alterazione delle regole del gioco, a svantaggio degli imprenditori onesti penalizzati del comportamento di operatori che agendo nell’illegalità godono di vantaggi competitivi indebiti basati sui minori costi di produzione (per la contraffazione) e di gestione (per le varie forme di abusivismo) dovuti al mancato rispetto di leggi, regole ed adempimenti;
  • un danno e/o un pericolo per il consumatore finale poiché, ad esempio, le merci contraffatte o l’esercizio abusivo di una professione possono mettere in serio e reale pericolo la salute del consumatore o minacciare la sua sicurezza, specie in alcuni settori come quello cosmetico e farmaceutico, automobilistico, dei giocattoli e l’alimentare;
  • un danno sociale connesso all’impatto sul mondo del lavoro e l’occupazione, sia direttamente, dato che i circuiti illegali si avvalgono spesso di sfruttamento di soggetti deboli (disoccupati o, prevalentemente, migranti irregolari) assoldati attraverso un vero e proprio racket del lavoro nero, con evasioni contributive e senza coperture assicurative, sia indirettamente per la perdita di posti di lavoro nelle imprese messe in crisi se non addirittura espulse dal mercato da abusivismo e contraffazione;
  • un danno alle casse dello Stato causato da evasione contributiva e fiscale, dall’Iva alle imposte sui redditi;
  • un danno alla legalità per il re-investimento o il riciclaggio dei profitti ricavati da attività illecite in altrettanto proficue attività delittuose (droga, armi, etc.) da parte di organizzazioni malavitose o viceversa.