Allarme di Federmoda: il futuro dei negozi in pericolo
04/04/2020
La presidente regionale di Federmoda-Confcommercio Toscana Federica Grassini: “quest’anno fatturati dimezzati se non peggio. Servono provvedimenti urgenti. Con il protrarsi dell’emergenza e non esistendo certezze, le nostre stime ci portano a prevedere un calo che può arrivare almeno al 50% annuo. Chiediamo alla Regione Toscana e al Governo un’urgente e responsabile riflessione. Se non si prende atto dell’emergenza che il comparto moda sta vivendo e non si interviene con provvedimenti specifici a sostegno, molti negozi non sopravviveranno, con ricadute sociali disastrose".
“Quest’anno le nostre imprese avranno fatturati dimezzati, se non peggio. Servono provvedimenti urgenti, altrimenti il rischio è che la Toscana e l’Italia intera perdano numeri importanti nel retail della moda”. A lanciare l’allarme è la presidente di Federmoda Confcommercio Toscana Federica Grassini, che spiega: “veniamo già da anni di forte contrazione dei consumi e di mercato molto competitivo. Quest’anno abbiamo registrato una drastica riduzione del fatturato a febbraio, poi l’azzeramento dei ricavi a marzo e chissà per quanto ancora, visto che è difficile ora prevedere quanto durerà questo stato di emergenza. E anche dopo, comunque, sarà difficile che il mercato possa ripartire di slancio come se nulla fosse accaduto. Le nostre stime ci portano quindi a prevedere per il 2020 un calo che può arrivare almeno al 50% annuo”.
“Vendiamo prodotti stagionali” – aggiunge Federica Grassini, presidente Federazione Moda Toscana – “pertanto soggetti a forte deprezzamento se non venduti a tempo debito. Siamo reduci da un inverno troppo mite che ha inciso negativamente e significativamente sui nostri incassi. I nostri negozi sono colmi di capi primaverili - estivi che ci troviamo a dover pagare ai nostri fornitori, senza avere la possibilità di venderli. La vendita di abiti da cerimonia, che per molti di noi costituisce il 70% del fatturato di stagione, azzerata, dal momento che tutte le cerimonie sono state annullate e rimandate all’autunno. Se il Governo non prende atto dell’emergenza che il comparto moda sta vivendo e non interviene con provvedimenti specifici a sostegno, molti negozi non sopravviveranno, con ricadute sociali disastrose”.
Le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio indicano che il solo settore dell’abbigliamento perderà 6,6 miliardi di euro, in caso di riapertura delle attività a giugno. “Le misure di sostegno fissate dal Decreto CuraItalia sono state un punto di partenza – prosegue la presidente Grassini -, ma rivendichiamo attenzione al nostro settore perché serve di più, molto di più; a partire da una moratoria fiscale più ampia e soprattutto dalla urgente immissione di liquidità alle imprese per venire incontro alle esigenze più immediate. Chiediamo attenzione e rispetto verso un settore chiave dell’economia e del Made in Italy, fatto di 114.813 punti vendita attivi al 31 dicembre 2019, che dà occupazione a 313.074 addetti in tutto il Paese”.
Facendo riferimento all’ipotetico calendario di riaperture graduali, Grassini sottolinea che “ci dicono che dovremo convivere a lungo con il virus e noi siamo pronti a farlo, riprendendo le nostre attività attenendoci ai protocolli di prevenzione e sicurezza indispensabili, ma non possiamo rimandare troppo a lungo il momento di rialzare le saracinesche e soprattutto è inconcepibile che un negozio di abbigliamento e di scarpe sia ritenuto luogo di aggregazione a maggior rischio rispetto ad un supermercato ed incluso tra le attività che dovrebbero riaprire per ultime. Chiediamo alla Regione Toscana e al Governo un’urgente e responsabile riflessione, perché è in gioco il futuro di tante imprese e tanti lavoratori”.
“Prevedibile che anche dopo questa fase di lockdown il mercato subirà cambiamenti di regole e comportamenti, stravolgendo certezze e abitudini. Una rivoluzione che potrebbe aprire nuove prospettive anche per il nostro settore, a patto di saperle cogliere”, aggiunge la presidente di Federmoda Toscana, “Per adesso, puntare su consegne a domicilio, ecommerce, web marketing e social paiono le uniche strade percorribili, che serviranno anche in futuro, in un mondo che si troverà ad essere per forza di cose più tecnologico e digitale”.