I negozi della moda: "non siamo fantasmi"

03/11/2020

Il commercio al dettaglio di calzature e abbigliamento reclama visibilità e tutela alle istituzioni. La presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio Toscana Federica Grassini: “siamo tra i grandi dimenticati di questo periodo, per noi niente ristori ma le vendite sono crollate. Di questo passo l’Italia rischia di perdere almeno 20mila negozi e 50mila occupati. In Toscana sono a rischio il 25% dei circa 6.500 negozi di calzature e abbigliamento che animano i nostri centri storici”.

“Non siamo fantasmi” è lo slogan scelto da Federazione Moda Italia-Confcommercio per la sua campagna di sensibilizzazione rivolta alle istituzioni, governo nazionale in primis. L’associazione di categoria, alla quale aderiscono le imprese del commercio al dettaglio e all’ingrosso di abbigliamento, calzature e pelletterie, reclama visibilità e tutela per la categoria, in considerazione della grave crisi che la pandemia ha causato anche nel settore.

 

“La crisi si fa ogni giorno più grave, ma i decreti che si susseguono non fanno menzione di noi”, spiega la presidente di Federazione Moda Italia - Confcommercio Toscana Federica Grassini, “siamo tra i grandi dimenticati di questo periodo: per noi niente ristori, ma le vendite sono crollate fino all’80% rispetto all’anno scorso. Di questo passo l’Italia rischia di perdere definitivamente almeno 20mila negozi e 50mila occupati. In Toscana sono a rischio il 25% dei circa 6.500 negozi di calzature e abbigliamento che animano i nostri centri storici (1.800 solo in provincia di Firenze), ai quali vanno sommate oltre 2.600 imprese di commercio all’ingrosso”.

 

“Hanno interrotto le cerimonie, ma nulla è stato previsto per sostenere i negozianti specializzati nelle vendite di capi eleganti; hanno sospeso molte attività sportive, ma i negozi di abbigliamento sportivo per ora non hanno alcun diritto ad un “risarcimento”. I flussi turistici si sono drasticamente ridotti e abbiamo sofferto moltissimo la mancanza degli stranieri, che amano acquistare prodotti made in Italy.  Più in generale, il venir meno delle occasioni sociali di incontro come una cena fuori, poi la ripresa forte dello smart working e l’ipotesi di nuovi lockdown hanno praticamente paralizzato le vendite. Se a questo ci si aggiunge il timore per il futuro, si capisce bene come uno dei primi settori di consumo sacrificati sia stato il nostro”, prosegue la presidente.

 

“Nonostante il quadro della crisi sia chiarissimo, per le istituzioni restiamo dei fantasmi: nessuno sembra accorgersi dei gravi danni subiti dai negozi di moda che vivono di collezioni stagionali ed hanno investito ingenti capitali (centinaia di migliaia di euro) in prodotti che rischiano di restare fermi sugli scaffali”.

 

Eppure, la moda è un importante pilastro dell'economia nazionale e del made in Italy, con 114.813 punti vendita attivi al 31 dicembre 2019 ed oltre 313mila addetti. “Se va avanti così, sarà un’ecatombe: Federazione Moda Italia-Confcommercio stima a livello nazionale una perdita di 20 miliardi di euro di consumi nel solo dettaglio moda a fine anno, con la chiusura definitiva di 20 mila negozi e conseguente ricaduta sull'occupazione di oltre 50 mila addetti. Ecco perché sono urgenti misure di sostegno”, conclude la presidente regionale di categoria Federica Grassini. Tra le richieste della confederazione al Governo figurano: contributi a fondo perduto, liquidità dalle banche, credito d’imposta per gli affitti, condono tombale sui versamenti tributari e contributivi, detassazione e rottamazione dei magazzini, sospensione dei mutui e leasing bancari, prosecuzione della cassa integrazione fino a tutto il 2021.

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