Cursano (Confcommercio): "scongiurare i licenziamenti"

27/09/2021

Sulla Nazione del 24 settembre 2021 è uscita l’intervista al nostro presidente regionale Aldo Cursano, che ha illustrato alcune proposte anticrisi: «prorogare la cassa integrazione e abbassare il costo del lavoro». La pandemia ha messo in luce tutta la debolezza del sistema. «Nel 2020, solo nei pubblici esercizi toscani, sono venuti a mancare oltre 20mila contratti stagionali. Non posso che pensare con terrore al momento in cui il sostegno della cassa integrazione verrà meno. Quanti colleghi saranno costretti a licenziare? Licenziare significa famiglie senza reddito ma anche aziende che perdono personale qualificato dopo anni spesi a formarlo. La politica deve lottare insieme a noi».

 

«Proroga della cassa integrazione e alleggerimento del costo del lavoro». Sono queste le parole chiave per il terziario toscano che esce dai mesi più bui della pandemia «provato, ma con una idea più precisa sul futuro». Ne è convinto il neopresidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano, che nell’intervista rilasciata alla Nazione e pubblicata sulle pagine regionali il 24 settembre 2021, ha spiegato alla giornalista Rossella Conte: «il Covid ha agito da spartiacque: esiste un 'prima' e un 'dopo'. Però non ha cambiato le carte in tavola, ha solo accelerato processi che già esistevano, svelando l'enorme fragilità delle piccole imprese».

Cinquantotto anni, imprenditore della ristorazione a Firenze, Cursano è stato eletto il 13 settembre alla guida regionale dell'associazione che in Toscana rappresenta oltre 50mila imprese. La pandemia ha messo in luce tutta la debolezza del sistema. «Nel 2020, solo nei pubblici esercizi toscani, sono venuti a mancare oltre 20mila contratti stagionali. Non posso che pensare con terrore al momento in cui il sostegno della cassa integrazione verrà meno. Quanti colleghi saranno costretti a licenziare? Licenziare significa famiglie senza reddito ma anche aziende che perdono personale qualificato dopo anni spesi a formarlo. La politica deve lottare insieme a noi».

In che modo? «È necessario prorogare almeno fino alla fine dell'anno la cassa integrazione e lavorare per una politica che alleggerisca il costo del lavoro e favorisca gli imprenditori che decidono di assumere. Non si può più aspettare».

Con l'estate però le città si sono ripopolate di turisti. È troppo presto parlare di ripartenza? «Certo, con luglio è tornata un po' di serenità e gli effetti si sono visti anche in termini di incassi. Ma sappiamo che per tornare ai livelli pre-Covid così come per rivedere i grandi flussi turistici internazionali ci vorranno almeno due o tre anni, virus permettendo. E il caro bolletta d'autunno sommato all'inflazione rischia di bloccare la ripartenza. In questi 18 mesi di chiusure obbligate ad intermittenza abbiamo capito che il vero capitale delle nostre aziende è l'attività quotidiana, il flusso di cassa giornaliero. Venuto meno quello, molti hanno dovuto tirare giù il bandone. Bisogna rimettere al centro temi come la sottocapitalizzazione, il peso della fiscalità, il costo del lavoro o quello degli affitti».

Proprio i canoni di locazione restano una spina nel fianco di tante aziende. «E' uno dei motivi per cui tanti sono stati costretti a chiudere. A Firenze, per esempio, il mercato immobiliare deve ritrovare la misura del reale, sfuggendo dalla logica degli asset strategici che lo ha reso campo di manovra di grande holding finanziarie ma che gli ha fatto perdere di vista la concretezza delle famiglie e delle piccole e medie imprese».

Come possono le aziende affrontare il dopo-covid? «Dobbiamo riprogettare il modello di sviluppo che abbiamo inseguito finora, tenendo conto della nostra identità e di valori come l'ambiente, la sicurezza, la salute, che non sono certo nuovi ma ora hanno acquisito maggiore rilevanza. In questo contesto va riprogrammato lo sviluppo delle piccole imprese che hanno contribuito allo stile di vita e accoglienza che il mondo ci invidia. Il modello "uscio e bottega", che mette al centro la persona, ha reso vivibili i nostri borghi. Adesso va aggiornato secondo le nuove tendenze, puntando su servizi innovativi e sullo sviluppo digitale». (Testo: La Nazione)