Stop al Parity Rate, "Alberghi verso la disintermediazione"

03/08/2017

Confcommercio Toscana interviene in merito all’abolizione della clausola che finora obbligava gli alberghi a non pubblicare sui propri siti aziendali tariffe

La presidente Anna Lapini: “via libera ora agli investimenti per la ricerca di nuovi strumenti che diano una sferzata di novità al vecchio modo di vendere camere, anche utilizzando i fondi regionali per l’innovazione”.  La presidente si rivolge poi ai consumatori: “per loro opportunità di ottenere più sconti, ma attenzione alla corsa al ribasso. Dietro ad un prezzo troppo basso si nascondono spesso diritti e doveri mancati, evasione fiscale, inosservanza delle leggi sul lavoro, sfruttamento e via così. Chi crede nella costruzione di un turismo sostenibile deve credere anche nella determinazione di un prezzo giusto che ripaghi equamente ciascuno per il lavoro che fa”.

“Per le grandi catene alberghiere è una buona opportunità per imparare a disintermediare, svincolandosi dai portali di prenotazione che oggi fanno il bello e il cattivo tempo sul mercato turistico e si incamerano una buona fetta dei guadagni. Ma per i piccoli alberghi cambia poco o nulla, perché appoggiarsi ad un portale li aiuta a vendere garantendo loro una visibilità che difficilmente potrebbero ottenere da soli”. La presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini commenta così la notizia della conversione in legge del ddl per la concorrenza ed il mercato, che tra le altre cose ha sancito la fine della clausola di “parity rate”, che obbligava gli alberghi a non pubblicare sui loro siti internet tariffe minori rispetto a quelle presenti sui portali di prenotazione.

“Molti considerano questo risultato come una vittoria sulle politiche vessatorie di certe OTA (Online Travel Agencies), ovvero le agenzie di intermediazione online, nei confronti degli hotel”, spiega la presidente Lapini, “purtroppo non è così semplice e non basterà a migliorare l’offerta turistica italiana on line né ad eliminare la concorrenza sleale. In fondo, c’è un motivo se molti utenti preferiscono prenotare sui portali di prenotazione come Booking.com anziché su quelli degli alberghi: sono incomparabilmente più intuitivi, immediati e facili da usare. Hanno, insomma, una “usabilità” che è frutto di investimenti di decine di milioni di euro, impensabili per le singole imprese alberghiere”.

Secondo Confcommercio, l’abolizione della parity rate in Toscana apre quindi due diversi scenari: “da un lato le strutture alberghiere piccole, magari situate in luoghi meno conosciuti, per farsi trovare dagli utenti nel mare magnum delle offerte on line o continueranno a  dipendere dalle OTA oppure dovranno attrezzarsi a fare da sé, districandosi tra meta motori, pubblicità, formazione del personale e, purtroppo, grandi budget”, dice la presidente Anna Lapini. “Le altre strutture più grandi, o situate in destinazioni di sicuro appeal come la stessa Firenze, potranno giocare a maggior ragione la carta della disintermediazione, investendo risorse e capitale umano nella ricerca di nuovi strumenti per promuovere e vendere le camere. In questa direzione, tornano utili i finanziamenti per l’innovazione messi a disposizione dalla Regione Toscana nell’ambito del progetto Industria 4.0. Via libera quindi alla creatività e alla sperimentazione per dare una sferzata di novità al vecchio modo di vendere camere”.

“Di sicuro”, conclude la presidente di Confcommercio Toscana, “la scomparsa della parity rate farà piacere ai consumatori, ai quali potrebbe offrire ulteriori opportunità di sconto sulle tariffe, Ma li invitiamo a fare attenzione: la corsa al ribasso non ha mai portato bene in nessun settore economico, dalla moda al turismo. Dietro ad un prezzo troppo basso si nascondono spesso diritti e doveri mancati, evasione fiscale, inosservanza delle leggi sul lavoro, sfruttamento e via così. Chi crede nella costruzione di un turismo sostenibile deve credere anche nella determinazione di un prezzo giusto che ripaghi equamente ciascuno per il lavoro che fa”.