Pubblici esercizi, non piace il nuovo decreto

28/01/2025

"La sicurezza urbana è una responsabilità dello Stato, non degli imprenditori". Lo afferma Aldo Cursano, nel doppio ruolo di presidente di Confcommercio Toscana e vicepresidente vicario nazionale di Fipe, la federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio, commentando il decreto Piantedosi. "Equipara senza alcuna distinzione attività con funzioni completamente diverse: ristoranti, pizzerie, pasticcerie, gelaterie, bar e gli altri locali che offrono un servizio diurno come colazioni e pranzi, vengono trattati allo stesso modo di locali notturni con una maggiore esposizione al tema sicurezza. È una generalizzazione che non tiene conto della realtà dei fatti e che rischia di penalizzare ingiustamente l’intero settore". L’appello ai Prefetti e alle istituzioni: “confidiamo che lavorino con noi per definire protocolli territoriali che rispettino il ruolo e la funzione dei nostri locali".

"Attribuire ai pubblici esercizi responsabilità proprie delle forze dell’ordine significa non solo scaricare il problema della sicurezza urbana su chi già opera con difficoltà, ma anche generalizzare senza considerare le specificità delle diverse attività". Lo dichiara Aldo Cursano, vicepresidente vicario nazionale di FIPE-Confcommercio e presidente di Confcommercio Toscana, in merito al decreto recentemente approvato che impone ulteriori obblighi ai titolari di bar, ristoranti e altri locali.

"Il decreto", prosegue Cursano, "equipara senza alcuna distinzione attività con funzioni completamente diverse: ristoranti, pizzerie, pasticcerie, gelaterie, bar e gli altri locali che offrono un servizio diurno come colazioni e pranzi, vengono trattati allo stesso modo di locali notturni con una maggiore esposizione al tema sicurezza. È una generalizzazione che non tiene conto della realtà dei fatti e che rischia di penalizzare ingiustamente l’intero settore".

I pubblici esercizi – luoghi di socialità, legalità e presidio della città – sono sempre stati disponibili a collaborare con le istituzioni, come dimostrano i protocolli già attivi per i locali da ballo e intrattenimento. Tuttavia,” sottolinea Cursano, "non possiamo accettare che venga chiuso un locale solo perché all’esterno accadono episodi criminosi, a cui il titolare è estraneo. Sarebbe come chiudere una scuola perché c’è spaccio vicino o una stazione ferroviaria perché avvengono reati in zona. Il problema va affrontato con strumenti adeguati e non scaricando funzioni proprie dello Stato sui titolari di attività che operano legalmente e con grande sacrificio".

Cursano evidenzia inoltre il limite di un modello che sembra non essere all’altezza della domanda di sicurezza dei cittadini: "nonostante gli investimenti importanti che molti di noi hanno fatto – telecamere, allarmi, cancelli antisfondamento – ci troviamo ancora ad essere vittime di furti e vandalismi. Questo dimostra che il problema è sistemico e va affrontato a monte, con leggi più efficaci e una maggiore presenza delle forze dell’ordine".

Confcommercio chiede che il decreto venga rivisto per tenere conto delle diverse realtà e ambiti di attività: "Occorre distinguere tra locali diurni, con funzione di servizio, e quelli serali, dove già esistono percorsi consolidati di collaborazione per garantire sicurezza. Noi rappresentiamo tutti: dai ristoranti alle gelaterie, dalle pizzerie ai bar di quartiere, realtà che non possono essere messe sullo stesso piano di chi opera in contesti di intrattenimento notturno".

"Confidiamo che i Prefetti e le istituzioni lavorino con noi per definire protocolli territoriali che rispettino il ruolo e la funzione dei pubblici esercizi. Siamo sempre pronti a collaborare, ma non possiamo accettare di fare un mestiere che non è nostro: quello della sicurezza urbana. Le nostre priorità sono la qualità del servizio, la sicurezza dei nostri clienti e dei nostri dipendenti, e il rispetto delle regole. La sicurezza delle città è una responsabilità dello Stato e tale deve rimanere".

 

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