Payback fornitori ospedalieri, "così si cancellano imprese e occupazione"
22/09/2022
Massimo Rambaldi, presidente regionale ASFO (Associazione Fornitori in Sanità) Toscana - Confcommercio: “un provvedimento perverso e vessatorio, che scarica addosso alle imprese e ai lavoratori gli sprechi di una gestione non sempre oculata della spesa sanitaria pubblica. Così si mettono a rischio centinaia di posti di lavoro anche in Toscana, scaricando sulle imprese responsabilità che non hanno". In Toscana le aziende del comparto sono circa 300 (85% delle quali micro e piccole, il 90% a capitale italiano) per un totale di circa 7.900 addetti, senza contare i numeri dell’indotto. A livello nazionale si parla di oltre 100mila lavoratori.
C’è forte preoccupazione anche in Toscana per gli effetti che avrà il “payback” sulle imprese che riforniscono il sistema ospedaliero dei dispositivi medici, costrette a rimborsare il 50% della spesa effettuata in eccesso dalle Regioni.
“Un provvedimento perverso e vessatorio, che scarica addosso alle imprese e ai lavoratori gli sprechi di una gestione non sempre oculata della spesa sanitaria pubblica”, sottolinea Massimo Rambaldi, presidente regionale di ASFO Toscana - Confcommercio, l’associazione che rappresenta i fornitori toscani.
In Toscana le aziende del comparto sono circa 300 (85% delle quali micro e piccole, il 90% a capitale italiano) per un totale di circa 7.900 addetti, senza contare i numeri dell’indotto. A livello nazionale i lavoratori del comparto sono oltre 100mila.
La normativa sul “payback”, introdotta nel 2015 per contenere le spese del sistema sanitario nazionale e finora mai attuata, è stata aggravata dal Governo uscente con il Decreto Aiuti bis. Le imprese del settore si trovano a dover restituire in maniera retroattiva praticamente metà di quanto fatturato dal 2015 al 2020. “Il legislatore dà per scontato che nel nostro comparto ci siano solo grandi aziende dai guadagni stratosferici, confondendoci forse con la potente ‘industria del farmaco’ – dichiara il presidente di Asfo Toscana -Confcommercio – nella realtà dei fatti, invece, molte sono di dimensione medio-piccola e già fanno salti mortali per far quadrare i conti”.
“Per fornire dispositivi medici agli ospedali – spiega Rambaldi - dobbiamo prima aggiudicarci bandi di gare che fissano modalità e prezzi di fornitura bloccandoli per i successivi 5/ 6 anni. I contratti con l’amministrazione pubblica sono infatti unilaterali e non tengono affatto conto di eventuali aumenti nei costi di produzione o trasporto, che quindi siamo costretti ad assorbire noi in toto. Se poi un fornitore dovesse rinunciare alla consegna di un dispositivo medico per cause di forza maggiore, verrebbe accusato di interruzione di pubblico servizio, con tanto di penale da pagare. E ora ci costringono pure a rispondere in solido degli eccessi di spesa delle Regioni, come se la colpa fosse nostra. Si dovrebbe invece capire le cause dello sforamento del tetto di spesa, imputandone la responsabilità ai veri colpevoli”.
Il valore del payback per la Toscana ammonta a 618,5 milioni di euro per gli anni 2015/2020, 3,6 miliardi a livello nazionale. “Cifre folli, la cui restituzione metterà in ginocchio un intero comparto – dice Rambaldi - il presidente della Toscana Eugenio Giani gioisce perché nelle tasche della Regione tornerà una somma cospicua, ma deve tenere presente che il prezzo di questa operazione lo pagheranno tutto i lavoratori e le loro famiglie. Confido che voglia accettare di incontrarci per capire le nostre ragioni”.
FIFO, la federazione nazionale che riunisce le associazioni dei fornitori in sanità, aderente a Confcommercio, è pronta a valutare una class action contro il Governo. “Il payback rappresenta una profonda ingiustizia, che rischia di mandare al collasso la Sanità italiana.”, chiosa il presidente di Asfo Toscana Massimo Rambaldi, “se il legislatore non farà dietrofront ci saranno gravi ripercussioni non solo in termini di salvaguardia dei livelli occupazionali, ma anche sulla continuità delle forniture al Sistema Sanitario Nazionale, con conseguente interruzione dell’assistenza sanitaria al cittadino. Per l’ennesima volta, sarebbero i cittadini a sanare i buchi di bilancio dello stato. Per questo motivo, certi della legittimità della nostra posizione contesteremo nelle sedi appropriate il provvedimento, se necessario sino alla corte europea, dove abbiamo già avuto positivi confronti”.