Confcommercio punta sul futuro delle imprese

24/03/2021

Anche Confcommercio Toscana partecipa alla campagna nazionale Il Futuro non (si) chiude, diffusa da Confcommercio a partire da oggi, 24 marzo 2021. Un messaggio forte per far sentire la voce delle imprese del terziario, che stanno pagando un conto pesantissimo alla pandemia ma che non vogliono arrendersi e chiedono, in sicurezza, di poter ripartire. Oltre alla protesta, la proposta: un contributo per la definizione di un possibile piano di riforme e investimenti che utilizzi al meglio il PNRR. Undici punti che coprono diversi ambiti, dalla riforma fiscale all’accesso al credito, da turismo e cultura passando per la mobilità sostenibile fino ad arrivare al lavoro autonomo professionale.

Si è aperta mercoledì 24 marzo 2021 la campagna nazionale di Confcommercio "Il futuro non (si) chiude", una grande iniziativa nata con il duplice obiettivo di richiamare l'attenzione sulla drammatica situazione che stanno vivendo gli imprenditori dei settori più colpiti dalla pandemia - turismo, ristorazione, comparto culturale e ricreativo, abbigliamento, trasporti, professioni - e di lanciare un messaggio forte sulla voglia di ripartire: consentire alle imprese, la cui attività è ancora ferma o drasticamente ridotta dalle restrizioni, di poter riaprire - laddove possibile - in sicurezza ed evitare così la chiusura definitiva e la perdita di posti di lavoro.

 

La campagna è veicolata sui canali social di Confcommercio con l'hashtag #ConfcommercioCè e coinvolge tutto il sistema confederale attraverso le associazioni territoriali e le Federazioni di categoria. Ovviamente, per potenziarne l’effetto, chiunque – imprenditore, lavoratore del terziario o semplice cittadino - potrà condividerla sui propri canali social aziendali o privati. L’iniziativa sarà la "cornice" entro la quale si svolgeranno iniziative di vario genere sui territori con l'obiettivo di informare in maniera capillare quali sono stati i reali danni alle imprese del terziario di mercato e rafforzare le richieste di Confcommercio al Governo per ristori più robusti, più inclusivi e più tempestivi.

 

Ad accompagnare visivamente lo slogan "Il Futuro non (si) chiude" ci sono un video (visibile qui) e scatti fotografici d'autore dal forte impatto emotivo che mostrano, nel modo più realistico possibile, gli effetti della pandemia soprattutto nel commercio, nel turismo e nella cultura. Nel 2020, infatti, secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, sono andati persi 160 miliardi di euro di Pil e quasi 130 miliardi di consumi e sono sparite dal mercato circa 300mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi, di cui circa 240mila esclusivamente a causa della pandemia, e 200mila attività professionali. Tra i settori più colpiti, la ristorazione con perdite di fatturato pari a 38 miliardi, la filiera del turismo con una perdita di valore della produzione di 100 miliardi (oltre 13 miliardi di fatturato in meno solo nel comparto ricettivo), il settore abbigliamento e calzature con 20 miliardi di consumi in meno e il comparto culturale e ricreativo dove, tra cinema e spettacoli dal vivo (musica, teatro, lirica, danza), le perdite hanno superato 1 miliardo.

 

La campagna parte proprio da questi drammatici numeri per evidenziare la necessità e l’urgenza di mettere il sistema in condizione di ripartire in sicurezza attraverso strategie che consentano di far convivere salute e lavoro. E il "cuore" di questa iniziativa - oltre alle immagini - è un documento di proposte che rappresenta il contributo di Confcommercio per la definizione di un possibile piano di riforme e investimenti che utilizzi al meglio il PNRR.

 

Le proposte sono sintetizzabili in undici punti:

  1. Riforma fiscale: serve un riordino del sistema fiscale in un’ottica di progressiva riduzione della pressione complessiva, insieme ad una azione di contrasto e recupero dell’evasione e dell’elusione ed un’efficace web tax che ripristini parità di regole nel mercato.
  2. Accesso al credito: prorogare la moratoria dei debiti bancari oltre il 30 giugno 2021, prevedendo scadenze ancora maggiori per i settori più colpiti come il turismo, escludendo contestualmente un peggioramento del rating delle imprese.
  3. Semplificazioni: procedure più snelle e più semplici e adempimenti meno onerosi sono fondamentali per agevolare l’attività delle imprese e attivare investimenti pubblici e privati.
  4. Innovazione e digitalizzazione: serve un patto di sistema per rilanciare il Paese attraverso gli investimenti nel digitale; decontribuzione per le assunzioni in R&S, costruzione di una compiuta rete dell’innovazione tra Istituzioni, territori e Associazioni. Il digitale per migliorare il rapporto tra P.A. e imprese.
  5. Turismo e cultura: serve un progetto per il rilancio di questi comparti con dotazioni adeguate a favorire digitalizzazione, riqualificazione e nuove competenze nella filiera turistica e una strategia moderna e integrata per sviluppare le potenzialità delle attività culturali.
  6. Rivoluzione verde e transizione ecologica: incentivi e tempistiche certe che permettano alle imprese di adeguarsi senza penalizzazioni economiche e gestionali. Includere negli incentivi all’efficientamento energetico imprese e professionisti.
  7. Infrastrutture per una mobilità sostenibile: serve il pieno riconoscimento del valore dell’accessibilità territoriale per lo sviluppo del Paese ed occorre incentivare il rinnovo sostenibile dei mezzi di trasporto – dalle navi ai veicoli per il trasporto merci – per una maggiore competitività.
  8. Città e terziario di mercato: progettare una rigenerazione urbana ed economica, con dotazioni adeguate e continuative nel tempo, per rafforzare le reti urbane dei negozi, contrastare la desertificazione commerciale e creare un ambiente attrattivo per le imprese del terziario di mercato. Occorre, inoltre, salvaguardare il modello italiano di pluralismo distributivo di fronte alle sfide della multicanalità e del rapporto con territori e città.
  9. Salute: serve una stretta cooperazione tra tutti gli attori del sistema salute per l’ammodernamento del nostro Sistema Sanitario Nazionale che tenga anche conto dell’invecchiamento della popolazione.
  10. Il lavoro autonomo professionale: serve un approccio più equo ed inclusivo a questo segmento del mercato del lavoro fatto di digitalizzazione, innovazione e ammortizzatori sociali.
  11. Giovani e donne: occorrono misure che sostengano maggiormente l’imprenditoria giovanile e femminile e interventi per ridurre il gap generazionale e di genere, a partire dalla formazione.

 

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