CCNL Terziario, boom di presenze al convegno organizzato da Confcommercio Toscana

18/04/2024

800 consulenti del lavoro di tutta la Toscana, tra quelli collegati online e quelli presenti nella sala delle Murate Idea Park di Firenze, a confronto con gli esperti sulle novità del contratto siglato a fine marzo da Confcommercio Imprese per l’Italia e i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, ad oggi il più applicato di tutte le categorie economiche. Interessa almeno il 95% dei lavoratori dei settori commercio e servizi (3 milioni in Italia, oltre 350mila in Toscana)

 

Ottocento consulenti del lavoro di tutta la Toscana, tra quelli collegati on line e quelli presenti nella sala delle Murate Idea Park di Firenze, hanno assistito oggi (18 aprile 2024) al convegno sul rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Terziario, della Distribuzione e dei Servizi. Una iniziativa organizzata da Confcommercio Toscana in collaborazione con l’Ordine dei Consulenti del lavoro di Frenze per fare luce sugli aspetti salienti del rinnovo contrattuale firmato a fine marzo da Confcommercio-Imprese per l’Italia, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, che interessa tre milioni di lavoratori dipendenti in Italia, oltre 350mila in Toscana.

 

“Il CCNL Terziario siglato da Confcommercio è applicato al 95% dei lavoratori del commercio e dei servizi ed è oggi il più rappresentativo fra i contratti collettivi di tutti i settori economici, addirittura più di quello dei metalmeccanici, che un tempo aveva il primato. Segno evidente della terziarizzazione della nostra economia, in Toscana come nel resto d’Italia”, sottolinea il direttore generale di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, che ha aperto i lavori insieme al presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro Roberto Bertoncini.

 

Ad entrare nel dettaglio delle novità contrattuali sono stati la responsabile dell’area lavoro di Confcommercio Toscana Catiuscia Fei e il direttore centrale politiche del lavoro e welfare della Confcommercio nazionale Guido Lazzarelli, che ha ricordato il travagliato iter che ha portato alla firma dell’accordo dopo 5 anni di vacanza contrattuale (il precedente CCNL era scaduto il 31 dicembre 2019): “prima i due anni di pandemia, poi lo scoppio della guerra in Ucraina e le pesanti conseguenze economiche delle tensioni politiche internazionali hanno messo in fortissima crisi le imprese, rallentando di conseguenza le trattative, che però non sono mai state interrotte”, ha ricordato Lazzarelli, “alla fine, con grande senso di responsabilità siamo riusciti a trovare un accordo che non scontentasse nessuno, né le imprese né i lavoratori”.

 

L’accordo prevede un aumento salariale a regime di 240 euro mensili (parametrato al quarto livello) e 350 euro di “una tantum” a completamento del periodo di carenza contrattuale. “Oltre a dare quel valore economico che tutti i lavoratori e l’opinione pubblica stavano aspettando, abbiamo provveduto a rendere più moderno e attuale il contratto riscrivendo la classificazione delle figure professionali, alcune delle quali nate di recente, e normando i contratti a termine”, precisa Lazzarelli. “Si è posto poi attenzione ai temi come quello della parità di genere, con una tutela in più per le donne vittime di violenza alle quali sono riconosciuti congedi specifici, e quello del lavoro agile, visto che oggi sempre più giovani chiedono alle imprese di applicare strumenti di conciliazione vita lavoro”. Il CCNL prende in esame anche una serie di miglioramenti per valorizzare il ruolo dei dipendenti all’interno dell’azienda, puntando sui temi della formazione continua e della sanità integrativa, che offre pacchetti gratuiti per le prestazioni sanitarie e rimborsi per visite specialistiche, interventi, maternità. È stato inoltre aggiornato il congedo parentale per ciascun genitore, con un tempo minore di preavviso dovuto al datore di lavoro.

 

Nel convegno si è anche parlato del fenomeno del “dumping contrattuale”: “sarebbe l’ora di fare pulizia degli innumerevoli contratti di lavoro – ne esistono ben 1.033 depositati al Cnel – firmati da sedicenti associazioni datoriali e sigle sindacali per nulla rappresentative”, sottolinea il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “spesso nascono solo per fare concorrenza sleale, peggiorando le condizioni economiche dei lavoratori con costi ridotti per le imprese. Il 5% dei dipendenti di commercio e servizi ricade sotto questa miriade di contratti, mentre per fortuna il 95% gode di quello siglato dall’associazione datoriale maggiormente rappresentativa, Confcommercio, e dalle tre principali sigle sindacali”.