Calano le imprese giovanili, cresce la richiesta di formazione
08/11/2019
Ricerca Confcommercio–Unioncamere su “Giovani imprenditori: competenze e formazione” presentata a Firenze in occasione del Forum Nazionale dei Giovani Confcommercio: in Italia le imprese giovanili sono 576mila (-17,6% rispetto al 2011). Riduzione della pressione fiscale e alleggerimento della burocrazia sono le richieste degli imprenditori, i più giovani chiedono anche incentivi agli investimenti e servizi per sviluppare le capacità manageriali. Il ministro Franceschini: "lo Stato aiuti i negozi dei piccoli centri". Il direttore di Confcommercio Toscana Marinoni: "un onore ospitare questo forum, che ha messo in luce l’importanza dei giovani per il futuro dell’economia".
Sono 576mila su circa 6 milioni e 100mila, 122mila in meno rispetto al 2011 (-17,6%); di quelle nate nel 2011, dopo tre anni ne è sopravvissuto il 77% e a 5 anni il 68%; ma se superano la fase di start up dei cinque anni, hanno più possibilità di sopravvivenza rispetto alle altre: sono le imprese giovanili italiane di cui una bella fetta, più della metà, opera nel settore dei servizi di area Confcommercio. Sono i principali risultati dell’indagine “Giovani imprenditori: competenze e formazione” realizzata da Confcommercio–Unioncamere sui fabbisogni formativi e i tratti distintivi dei giovani imprenditori del terziario, presentata a Firenze nell’ambito del dodicesimo Forum nazionale dei Giovani Imprenditori di Confcommercio.
Dallo studio emerge anche che, contemporaneamente alle imprese, si è ridotto il numero di giovani tra 18 e 34 anni nel nostro Paese (-6,1% rispetto al 2011), un calo che comunque non spiega la diminuzione della propensione all’imprenditorialità giovanile: il rapporto tra imprese giovanili e giovani è passato infatti da 57,2 per mille nel 2011 a 50,3 per mille nel 2018. L’età media dei giovani imprenditori è di 28,7 anni, e fra questi le donne rappresentano il 33% (nelle attività di alloggio si arriva al 45%), il 15% è rappresentato da stranieri. Tra i giovani imprenditori meridionali che operano al di fuori del Sud, quasi la metà è attiva in Lombardia o Lazio (26% in Lombardia, 22% nel Lazio). Quattro su dieci fanno impresa per voglia di valorizzare il proprio know-how e per inseguire il successo personale ed economico.
Riduzione della pressione fiscale e alleggerimento della burocrazia sono le richieste degli imprenditori, comuni sia agli under 42 che agli over, mentre i più giovani in particolare chiedono anche incentivi agli investimenti e servizi per sviluppare le capacità manageriali.
La potenzialità imprenditoriale rischia tuttavia di essere soffocata dalla carenza di know-how: se è alta nel nostro Paese la quota di popolazione che intende avviare un’impresa entro tre anni (seconda solo alla Francia tra i grandi Paesi europei), l’Italia scende all’ultimo posto, dopo Spagna, Regno Unito, Germania e Francia per possesso di conoscenze e competenze.
“I giovani hanno una grande voglia di contribuire all’imprenditorialità, alla crescita e all’innovazione collettiva, e nel mondo rappresentato da Confcommercio questo è ancora più eclatante: turismo, servizi, commercio sono settori ricchi di opportunità”, osserva Andrea Colzani, presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio . “La potenzialità dell’imprenditore rischia però di essere soffocata da un sistema Paese che non va alla giusta velocità ma anche dalla carenza di know-how individuale. La percentuale di chi pensa di avere competenze e conoscenze per avviare un’impresa - conclude Colzani - è più bassa degli altri grandi Paesi europei (30%) e i giovani imprenditori più formati sono anche quelli che hanno più fiducia nel futuro. Non a caso il nostro Gruppo Giovani ha tre parole d’ordine: education, education ed education”.
Al Forum è intervenuto il ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Dario Franceschini: "Credo che le botteghe storiche tipiche o in generale le attività commerciali nei comuni sotto i mille abitanti debbano essere sostenute dallo Stato, modello tax credit librerie, attraverso una serie di incentivi e sgravi fiscali che consenta di tenere aperto". "In quel modo - ha sottolineato Franceschini - non aiuti soltanto il commerciante, aiuti la comunità in cui quel commerciante lavora, perché lasci un luogo di aggregazione e di incontro". Franceschini ha poi parlato del mondo dei giovani inprenditori: "Bisogna aiutare i giovani che hanno il coraggio di aprire un'attività commerciale, soprattutto se la aprono in zone magari più difficili. C'è una politica generale a favore delle startup: io credo a maggior ragione che le startup nel settore del piccolo commercio siano una cosa che ha un tale valore sociale e culturale che vanno sostenute convintamente con risorse, mezzi e regole da parte dello Stato".
“E' stato un onore ospitare a Firenze giovani imprenditori da tutta Italia per questo Forum che ha messo in luce l’importanza della carica innovativa che i giovani portano anche nell’economia", ha detto il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, "dobbiamo aiutarli a diventare protagonisti dello sviluppo, invece le statistiche ci mostrano come siano l’anello debole del sistema: le imprese giovanili arretrano, tanti ragazzi hanno difficoltà a trovare un’occupazione, alcuni preferiscono progettare il loro futuro all’estero. Sono segnali preoccupanti per il nostro paese e dobbiamo invertire la tendenza”
“Particolarmente azzeccata la sede di questo Forum, quel Palazzo Vecchio che nel ‘500 Vasari, fondando la prima Accademia, fece diventare una fucina di giovani artisti capaci di rendere grande l’arte fiorentina", ha sottolineato il presidente di Confcommercio Firenze Aldo Cursano, che ha portato i saluti della sua organizaizone in apertura del convegno, dopo l'assessore comunale Gianassi, "come la Firenze rinascimentale, Confcommercio oggi punta sui giovani perché è da loro che può venire quella energia rinnovatrice che serve a cambiare e crescere. Del resto, la storia ci insegna che le grandi cose sono accadute solo quando gli adulti hanno messo i giovani in grado di esprimere la propria creatività. Se non fosse stato così il salone dei cinquecento oggi sarebbe una semplice stanza intonacata...”.