Appello per la ristorazione toscana
06/07/2020
Tra i settori più colpiti dalla crisi legata all'emergenza sanitaria, rappresenta un sistema di 22mila imprese e oltre 53mila dipendenti, dei quali 19mila impiegati negli oltre 1.800 bar e ristoranti di Firenze e dintorni, con fatturati diminuiti dal 40 ad oltre il 90% nel settore catering e banchetti. "Un sistema che ora rischia di saltare – tra assenza di turisti e consumi in discesa - gettando macerie sull’occupazione e sulla vivibilità delle nostre città”, sottolinea il presidente di Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano. "La rete di bar e ristoranti è patrimonio di tutti e fa parte di quella qualità della vita che, a torto o ragione, tutto il mondo ci invidia”.
RISTORAZIONE, L’APPELLO DI FIPE CONFCOMMERCIO TOSCANA
“Il settore della ristorazione, insieme a quello del turismo in generale, continua a subire in maniera molto dura i danni economici dell’emergenza sanitaria”, dice il presidente di Fipe (federazione italiana Pubblici Esercizi-Confcommercio Toscana Aldo Cursano. “In Toscana parliamo di un “esercito” di 22mila imprese e di oltre 53mila dipendenti, dei quali 19mila impiegati negli oltre 1.800 bar e ristoranti di Firenze e dintorni. Un sistema che ora rischia di saltare – tra assenza di turisti e consumi in discesa - gettando macerie sull’occupazione e sulla vivibilità delle nostre città”.
“Da subito, dai primi giorni del lockdown, la nostra federazione si è mossa per ottenere dalle istituzioni aiuti e strumenti nuovi per sopravvivere e ripartire”, ricorda Cursano, “e devo dire che la Toscana ci ha ascoltato: è stata la prima Regione italiana, per esempio, a darci la possibilità di vendere per asporto. Poi abbiamo lavorato molto perché le nostre aziende innovassero il modo di stare al pubblico: presenza su social e web, prenotazioni on line, menù digitali, consegne a domicilio erano e restano frontiere nuove da esplorare, Covid-19 o meno”.
“Ma è un fatto”, prosegue Cursano, “che purtroppo la ristorazione ha subito una battuta d’arresto che non ci voleva: era tra i settori più brillanti dell’economia toscana, con il +18% di imprese negli ultimi dieci anni, dal 2010 al 2019. Adesso le aziende lamentano cali di fatturato del 40%, con punte fino ad oltre il 90% in settori come il catering e i banchetti, praticamente fermi da febbraio visto che sia i congressi sia le cerimonie sono state annullate, e dove ancora piovono disdette perfino per l’autunno”.
Le richieste alle istituzioni? “Non devono lasciarci soli e lo diciamo con tutta la forza che ci dà essere la più importante e rappresentativa associazione sindacale del settore”, dice Cursano, che di Fipe Confcommercio è anche vicepresidente vicario nazionale, “la rete di bar e ristoranti che caratterizza la Toscana, che dà vita ai piccoli paesi come alle città, è patrimonio di tutti e fa parte di quella qualità della vita che, a torto o ragione, tutto il mondo ci invidia. Mettere a rischio la sopravvivenza di questa rete significa perdere uno dei valori più attrattivi per il turismo. Sarebbe come far chiudere per sempre musei importanti. Le nostre imprese sono al centro di un sistema di relazioni, di socialità, di buon vivere al quale non possiamo e non vogliamo rinunciare”.
Taglio delle tasse e delle tariffe locali, liquidità a fondo perduto, sostegno per l’occupazione e per l’innovazione sono fra le richieste avanzate dalla Confcommercio a più riprese: “il Covid-19 ci ha messo di fronte ai limiti di certi modelli di sviluppo, per esempio nelle nostre città i residenti sono stati allontanati dal centro storico per fare spazio solo ai turisti. Così, senza turisti, le imprese rischiano la morte. Dobbiamo cogliere al volo questa occasione drammatica per ritrovare un modello di vita più equilibrato e aiutare le imprese ad essere più “smart” e a costruire un’accoglienza sempre più efficiente. Altrimenti, questa crisi non sarà servita a nulla”.