A Firenze la "rivolta del pane"
21/10/2022
Giovedì 27 ottobre 2022 alle ore 16 i panificatori e pasticceri Confcommercio di tutta la Toscana si troveranno in piazza dei Ciompi per una protesta pacifica contro il caro-energia che sta minacciando la sopravvivenza dei forni e i listini del pane. Con loro il presidente nazionale della categoria Antonio Tassone, il presidente regionale di Assipan Confcommercio Nicola Giuntini, il presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano e il direttore generale Franco Marinoni.
Panificatori e pasticceri di tutta la Toscana, mobilitati da Confcommercio, si danno l’appuntamento giovedì 27 ottobre alle ore 16 a Firenze per una grande iniziativa di protesta contro il caro-energia che sta minacciando la sopravvivenza dei piccoli forni e, di conseguenza, la presenza del pane artigianale sulle tavole dei toscani. E lo faranno in una piazza fortemente evocativa, piazza dei Ciompi, che già nel Trecento fu teatro di un celebre “tumulto”.
A mobilitarli insieme a Confcommercio Toscana c’è Assipan, l’associazione di categoria di Confcommercio, che porterà in piazza a guidare la protesta pacifica anche il suo presidente nazionale Antonio Tassone, insieme al presidente regionale della categoria, il pistoiese Nicola Giuntini, al presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano e al direttore generale Franco Marinoni.
Fra i temi che hanno motivato la grande iniziativa ci sono le tante criticità che riguardano il settore della panificazione in questa difficile situazione congiunturale, in primis l’aumento dei costi delle materie prime e delle bollette, che stanno azzerando i ricavi delle aziende e rischiano di far schizzare in alto il prezzo del pane, prodotto principe sulle tavole delle famiglie italiane, toscane in particolare. Non secondari anche il calo dei consumi e le difficoltà di trovare nuovo personale.
Intorno, un quadro previsionale a tinte fosche: a livello nazionale, Assipan-Confcommercio ipotizza che da qui alla metà del 2023 il settore potrebbe perdere fino a 1.350 attività e 5.300 occupati, in assenza di aiuti concreti alle imprese e di interventi strutturali finalizzati a limitare l’impatto negativo della crisi energetica. In Toscana i numeri sono più contenuti, ma il livello di guardia resta altissimo: sarebbero circa 130 i forni a rischio chiusura sui 1.450 esistenti, con una perdita immediata di almeno 520 addetti.
Alle porte di un autunno che sarà “caldo” per tutti, a livello internazionale, in Toscana la categoria serra dunque le file per far fronte comune ai problemi, cercando l’attenzione di politica e opinione pubblica, oltre che l’alleanza stretta dei consumatori, primi ad essere penalizzati dai rincari o dalla chiusura dei forni tradizionali.
“Vogliamo scongiurare le chiusure portando all’attenzione del Governo, e della politica in generale, le necessità di una categoria che è essenziale per le famiglie italiane”, sottolinea il presidente regionale di Assipan-Confcommercio Nicola Giuntini, “per farlo c’è bisogno di ricompattare la categoria perché rappresenti una voce sola, autorevole ed ascoltata. Da qui l’idea di questa grande mobilitazione. Non è più tempo di divisioni e personalismi: anche se ogni imprenditore porta giustamente avanti la sua attività in autonomia, solo confrontandosi con i colleghi all’interno di un sindacato ben strutturato come il nostro può trovare sostegno, soluzioni concrete ai problemi e, perché no, anche la giusta fiducia per andare avanti”.
Non solo protesta, però. L’impegno di Confcommercio Toscana e Assipan in questi giorni è anche quello di analizzare, oltre ai fattori di crisi, anche – e soprattutto - le opportunità che possono aprirsi. “I momenti bui sono spesso preziosi per dare linfa a nuove idee e soluzioni creative per uscire dall’impasse”, evidenzia il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “ad esempio, sul fronte dei rincari energetici, stiamo cercando strade diverse da percorrere, come quella di creare una rete di acquisto di gas e luce per ottenere contratti più vantaggiosi. Ma senza l’assist di chi ci governa, e che dovrebbe creare un contesto favorevole allo sviluppo, le imprese da sole non possono farcela. Ecco perché giovedì 27 ottobre manifesteremo tutti insieme a Firenze. Sperando, ovviamente, che la nostra pacifica “rivolta” abbia un esito migliore della rivolta dei Ciompi…”.